Il peperone quadrato della Motta di Costigliole d’Asti (frazione nella valle del fiume Tanaro del paese astigiano dove visse la famosa Contessa di Castiglione) diventa presidio di Slow Food.
E tanto basta, naturalmente, per far festa e per, complice il magnifico Castello dove visse la citata Contessa, imbastire un convegno con relatori che parlano di paesaggio, di alimentazione agricola, di progettualità futura (questa non si nega a nessuno), davanti a una platea di appassionati, curiosi e anche di amministratori locali e regionali che, con la bella giornata di quasi metà agosto, danno quel senso di estate partecipata che non guasta.
C’è comunque da essere contenti che un ortaggio astigiano – anche se nella comunicazione istituzionale Costigliole d’Asti si definisce “cuore tra Langa e Monferrato” non mancando, però, di citare PIovene che scriveva di un “vigneto astigiano commovente e venerabile” (un motivo ci sarà) – sia salito all’attenzione di Slow Food, il più importante movimento a difesa del cibo equo e sostenibile, che gli ha dedicato un suo presidio.
Ne è contento anche il sindaco di Costigliole, Enrico Cavallero, che a SdP ha spiegato spirito e storia del progetto peperone quadrato.
E ne è felice anche Carlo, detto Carlin, Petrini, a cui abbiamo chiesto qualche riflessione sul perché questo nostro mondo abbia sempre più bisogno di “presidi” e non solo per i peperoni. Le sue risposte, se se ne è voglia e coraggio, fanno riflettere.
Qui sotto le nostre interviste a Petrini e Cavallero. Buona visione.
fi.l.
(fotografie e riprese sono di Vittorio Ubertone)