Vino e web. Quando piccolo va bene se fatto da una comunità di produttori. Il caso della “mescita virtuale” mercatodeivignaioli.it

inserito il 21 Aprile 2021

I numeri sono ancora piccoli, come piccoli sono i vignaioli che hanno aderito al portale web www.mercatodeivignaioli.it, ma mai come in questo caso sembra proprio che “piccolo” sia anche bello o, quanto meno, soddisfacente. Stiamo parlando di un portale web nato nell’ottobre del 2020, a ridosso della pandemia Covid che è ancora lontana da finire e ha pesantemente danneggiato i produttori vinicoli legati all’Horeca, cioè a quella filiera di ristoranti, bar e locali di mescita che sono stati chiusi per via delle disposizioni anti virus. Ebbene, proprio in questo periodo così disgraziato e in barba alle grandi piattaforme web che forniscono delivery (consegna a domicilio) di cibo, vini e altri prodotti di consumo, ecco che un gruppo di vignaioli si è inventato il portare mercatodeivignaioli.it. Dentro c’è molto Piemonte con produttori un po’ da tutte le province vinicole e uno, Michele Avezza di Mango, che ne cura la comunicazione sui social. Caterina Gargari, vignaiola toscana, cofondatrice dell’iniziativa, ne spiega la genesi: «In realtà l’idea risale al 2019. A una fiera del vino, con alcuni colleghi, pensammo come sarebbe stato bello creare una struttura su Internet che consentisse ai vignaioli, spesso impossibilitati a farlo per carenza di tempo e personale, di avere un canale diretto con il proprio pubblico. Nei mesi a seguire sondammo il terreno, facemmo correre la voce, studiammo un piano di spese e ricavi e nell’ottobre del 2020 ci fu l’avvio del portale www.mercatodeivignaioli.it». I numeri sono ancora contenuti, il giro d’affari di qualche decina di migliaia di euro, gli associati circa un centinaio che pagano una quota di poco più di cento euro l’anno e devono garantire un massimo di 90 bottiglie da stoccare nel magazzino centrale che si trova in Toscana e da cui partono i pacchi per tutta Italia e, da poco, anche per alcuni piccoli esportatori stranieri. «I primi due ordini li abbiamo fatti per la Francia» dice Caterina che alla domanda se le quote siano sufficienti a pagare le spese risponde: «Certo che sì. Abbiamo predisposto un piano di spese e gli introiti le coprono perfettamente. Del resto – aggiunge – il portale non è a scopo di lucro, ma sono per essere strumento commerciale a disposizioni dei vignaioli che hanno aderito con molti di noi che, a seconda delle proprie disponibilità e abilità, ne gestiscono lo sviluppo e la diffusione». Il funzionamento è semplice, sia per i vignaioli che gestiscono i rispettivi profili in piena autonomia decidendo vini da vendere, prezzi e promozioni, sia per gli appassionati clienti che possono ordinare selezioni anche di vini di diverse regioni. «L’intero incasso va ai produttori. Non ci sono commissioni» precisa Caterina Gargari che auspica, appena si potrà, anche la riapertura delle sezione che permette la prenotazione di visite e degustazioni alle Cantine associate e annuncia a breve la possibilità per i vignaioli associati che ne hanno disponibilità di vendere, insieme al loro vino anche il loro olio. Michele Avezza (Cantina Ca ed Curen a Mango in provincia di Cuneo) non ha dubbi sulla bontà dell’iniziativa: «Io ne curo la comunicazione sui social ed è davvero soddisfacente vedere come un canale di comunicazione diretto tra i piccoli vignaioli e gli appassionati, lontano dalle logiche delle piattaforme web e dei grandi e-commerce, possa generare interesse e fatturato. Inoltre – aggiunge – negli ultimi tempi è in crescita il numero delle adesioni». Insomma piccolo può essere interessante, anche nel sempre più competitivo canale della vendita on-line, quando a farlo è una comunità coinvolta e che partecipa, due caratteristiche che ancora oggi, purtroppo, sono merce rara nel mondo del vino piemontese e italiano.   

Filippo Larganà
(filippo.largana@libero.it)

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