Festeggiare i dieci anni dall’unione delle due Cantine cooperative di Mombaruzzo in provincia di Asti e Ricaldone nell’Alessandrino inaugurando una nuova linea produttiva costata circa tre milioni di euro e parlando del futuro della cooperazione vitivinicola, in Italia e in Piemonte.
Tanti spunti, il primo giugno scorso, per la festa alla Tre Secoli di Mombaruzzo, il più grande enopolio piemontese che conta 300 soci conferitori e oltre mille ettari di vigneti coltivati per lo più a moscato e barbera a cui bisogna aggiungere una buona parte di brachetto.
L’incontro è stato aperto da Bruno Fortunato, presidente dell’enopolio che ha detto: «Racconteremo oggi tre secoli di storia (La Cantina sociale di Mombaruzzo risale alla fine dellOttocento ndr) ponendo le fondamenta del nostro futuro con lo stesso amore per le vigne e la stessa passione per il vino che hanno avuto i soci fondatori della nostra Cantina».
Poi i dettagli tecnici della modernissima linea di imbottigliamento illustrati dal direttore della Cantina, l’enologo Elio Pescarmona che ha dichiarato: «Abbiamo tenuto presente non solo le più attuali tecniche e macchinari di vinificazione, ma anche aspetti di sostenibilità ambientale e sul posto di lavoro» a cui sono seguiti gli interventi dei relatori.
Maurizio Gily, agronomo e giornalista esperto di vitivinicoltura, ha fornito dati sulla cooperazione in Italia e all’estero domandando quando e come anche il Piemonte riuscirà ad armonizzare la sua filiera cooperativa.
Marco Nannetti, presidente di Cevico, grande e potente super cooperativa vitivinicola dell’Emilia, ha raccontato un “case history” di successo con l’approccio, una decina di anni fa, al mercato cinese dove i francesi la fanno da padroni, ma gli italiani stanno crescendo, Nannetti ha sottolineato la necessità, per le cooeprative vitivinicole italiane, di pensare in grande coordinando forze e obiettivi. Da Ruenza Santandrea, coordinatrice per il settore vino di Alleanza Cooperative Agroalimentari, è giunto un appello chiaro e forte: «Aggregarsi è il modo giusto per affrontare le sfide globali. La cooperazione del vino in Italia è al 58%, in Europa il 50%, il 25% nel mondo. Rappresenta un patrimonio enorme ancora tutto da sfruttare che dà qualità, reddito, sostenibilità e futuro». Santandrea ha toccato altri temi come il reddito adeguato dei vignaioli, la regolamentazione delle rese e una rivisitazione dei disciplinari. Argomenti che hanno animato una platea di 400 persone tra cui, oltre a viticoltori, c’erano politici, rappresentanti di Cantine cooperative, di associazioni di categoria e di Consorzi di tutela.
Tra gli interventi da segnalare quelli di Mario Sacco (Confcooperative Asti-Alessandria), Giulio Porzio (Vignaioli Piemontesi), Luigi Genesio Icardi, sindaco di Santo Stefano Belbo, presidente dei Comuni del Moscato e neo consigliere regionale, con i presidenti consortili Romano Dogliotti (Asti e Moscato), Paolo Ricagno (Brachetto) e Filippo Mobrici (Barbera).