Non solo nuove bollicine nel panorama enologico piemontese. Anche i vini più tradizionali, come l’Arneis nella denominazione Terre Alfieri doc, esce dal quasi anonimato e, finalmente, esprime la volontà di farsi conoscere con iniziative ed eventi. È, al di là del caso specifico di cui qui diamo conto pubblicando la nota stampa rilasciata questa mattina, uno dei tanti segnali del mondo piemontese che, sembra, intenzionato ad intraprendere la strada della comunicazione e della valorizzazione. Una strada che è battuta da tempo da altre aree vitivinicole italiane.
Dunque ecco che cosa hanno intenzione di fare quelli del Terre Alfieri doc tipologia Arneis.
“Con i suoi 42 produttori, di cui 30 che vinificano per oltre 170 mila bottiglie, la giovane Doc Terre Alfieri tipologia Arneis, vuole crescere e spiccare il volo. Con un omaggio a tutte le donne delle colline Alfieri, che col sacrificio e il loro lavoro hanno fornito un contributo fondamentale per cesellare e plasmare di vigneti delle colline di questo territorio, l’8 marzo scorso, nella giornata mondiale della donna, nella sede di Coldiretti Asti, i produttori di Terre Alfieri hanno presentato due importanti eventi ideati grazie alla collaborazione fra Coldiretti, Centro Studi Vini del Piemonte, Consorzio di tutela della Barbera d’Asti e dei vini del Monferrato, Enoteca Regionale delle Colline Alfieri e i Comuni di San Damiano d’Asti e Cisterna d’Asti.
Il primo appuntamento è previsto a San Damiano d’Asti, domenica 18 marzo in concomitanza con la Fiera di San Giuseppe, presso il rinnovato Foro Boario dove sarà allestito un grande banco di assaggio di Terre Alfieri Doc tipologia Arneis gestito da personale specializzato. “Ogni produttore di Terre Alfieri – sottolinea Luca Quaglia, assessore alle manifestazioni del Comune di San Damiano – disporrà anche di uno spazio riservato dove proporre anche tutti gli altri loro vini. Sarà un momento molto importante di aggregazione e di esplicitazione della sinergia che si sta facendo con i produttori”.
L’altro appuntamento è per venerdì 23 marzo nel Castello di Cisterna d’Asti dove si terrà una degustazione tecnica della nuova annata di Terre Alfieri Doc tipologia Arneis. «L’iniziativa – spiega il Sindaco di Cisterna, Renzo Peletto – è riservata a produttori, operatori del settore e giornalisti. La degustazione sarà condotta dal professor Vincenzo Gerbi dell’Università di Torino, in collaborazione con Secondo Rabbione, responsabile con il Centro Studio Vini del Piemonte».
«Si tratta di una Doc relativamente giovane – ha evidenziato Secondo Rabbione –, istituita nel 2009 ma che ha già saputo aprire un percorso importante, crescendo nei numeri e soprattutto coinvolgendo gran parte dei produttori del territorio che ora hanno deciso di elevare ulteriormente l’aspetto qualitativo proponendo una modifica del disciplinare per allungare i tempi di affinamento del vino».
«Noi produttori ci crediamo – rileva Beppe Guido Pescaja, leader dei vignaiolo di Terre Alfieri e con una laurea in economia nel cassetto – vogliamo far spiccare definitivamente il volo a questo vino e in modo particolare siamo sicuri che possa rappresentare un volano fondamentale per tutta l’economia del suo territorio. Già ora è un elemento importante di aggregazione e pensiamo possa esserlo sempre più anche per altri prodotti in modo che questo territorio possa essere economicamente autosufficiente».
Il vice presidente del Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato, Stefano Chiarlo, ha anche rilevato come i produttori di Terre Alfieri abbiamo recentemente aderito al Consorzio e già cominciato un percorso di crescita che prevede altri eventi promozionali in Italia e all’estero. «È importantissimo – ha spiegato Chiarlo – che queste piccole Doc possano essere sostenute e che possano crescere, non solo per il loro territorio, ma anche per tutto il movimento del vino, anche perché, se esiste uno stretto legame con il territorio di origine, ci sono tante cose da raccontare ai consumatori».
All’incontro ha anche preso parte il vice Sindaco di Asti, Marcello Coppo, sottolineando come anche la città capoluogo debba e possa credere sempre più nella vera vocazionalità del territorio, ovvero l’agricoltura e principalmente il vino”.