La lezione del Tavernello

inserito il 20 Gennaio 2009

Da qualche giorno è in onda sulle tv nazionali il nuovo spot del vino Tavernello, uno dei prodotti enologici (made in Caviro) più disprezzati dall’elite del vino italiano, ma nello stesso tempo anche un fenomeno commerciale invidiato con produzione attorno ai 100 milioni di litri l’anno. Qui, però, non vogliamo dare corso allo stucchevole dibattito se il Tavernello sia o no vero vino, o se i prodotti in brik danneggino l’immagine del “made in Italy”. Quello che ci preme sottolineare è il messaggio che il Tavernello invia tramite schermo tv a milioni di italiani.

Semplice lo “story” dello spot: una classe di aspiranti enologi visita le cantine della Caviro. Poi tutti si ritrovano a pranzo con davanti calici colmi e profusione di brik sulla tavola.

Ad certo punto un prof avverte gli studenti di andarci piano con il vino e uno di questi replica dicendo: «Tranquillo prof, è solo un bicchiere e poi Tavernello è leggero». Lapidaria la chiusura del carosello con lo slogan: «Il successo del Tavernello invita a riflettere».

E noi riflettiamo.

Intanto è un messaggio intelligente che richiama al consumo consapevole di vino. Un messaggio che le  grandi maison vinicole non hanno ancora, e colpevolmente, preso in considerazione. Insomma Tavernello non sarà un vino da sommelier, ma certo dà lezioni non solo in materia di strategia commerciale ma anche in tema di marketing sociale.

Un argomento che i produttori di vino, blasonati o no, devono affrontare il prima possibile perché il rischio è che l’Ue, per quegli strani ghiribizzi euroburocratici, costringano i produttori europei a scrivere sull’etichetta che il vino fa male.

Se ne era parlato un annetto fa a Canelli, capitale astigiana dello spumante e del vino, nel corso del convegno “La testa nel bicchiere”. Al tavolo dei relatori c’erano Lamberto Vallarino Gancia, il nutrizionista Giorgio Calabrese, il manager della Pernod-Ricard, Pierstefano Berta. Si parlò di consumo consapevole di vino e alcol, senza bisogno di criminalizzare. Si disse che le maison vinicole avrebbero dovuto prendersi l’onore di comunicare meglio, per evitare, appunto, strumentalizzazioni e radicalizzazioni.

Ad oggi, tuttavia, solo il “disprezzato” Tavernello ha scelto la grande platea televisiva per inviare il messaggio.

Filippo Larganà – filippo.largana@libero.it

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